Sensazioni del mattino

Abitando al 3° piano dell’ala di Palazzo Morelli in via Nuova, ho il piacere di vedere Orvinio dall’alto. Ogni mattina alle 6,30 – 7,00 circa, quando mi alzo, mi affaccio alla finestra di casa e assaporo l’aria pulita che mi bacia il viso, con una sensazione di fresco di cui si può godere in particolare a quell’ora. Ascolto addirittura il gorgoglio dell’acqua della fontana pubblica, che scroscia noncurante di far rumore, anzi, orgogliosa, aspetta di dissetare i ciclisti assetati che, in questa stagione, attraversano numerosi il paese. Molto spesso intravedo, oltre i tetti delle case della piazza, un lago di nebbia che, pacificamente, sovrasta la vallata della “Chiusa”. Per fortuna dopo un po’ si dissolve, favorendo il riapparire dei contorni dei monti un po’ più distanti, tra cui spicca la cima del “Velino”. Intanto, a colpi di martelletto sulla campanella, scandisce le ore il bell’orologio della piazza, incastonato sulla torretta sovrastante “l’Arco”, che è la porta i ingresso al centro storico del paese. Anche la campana della Chiesa Parrocchiale fa da contraccolpo ai battiti dell’orologio, con i rintocchi dell’Ave Maria del mattino. Mi cade l’occhio, nello stesso tempo, sulla casa degli anziani coniugi Americo e Maria e mi rassicuro perché le persiane delle finestre sono già aperte e gli scuri del portoncino d’ingresso alla loro abitazione, già tolti. Meno male! Sono svegli e come ogni giorno. Maria comincia le sue faccende: innaffia i vasi di fiori che le fanno compagnia proprio li fuori dalla porta, posiziona accanto all’uscio il cestello dei rifiuti che, regolarmente, dopo un po’ viene ritirato dagli operatori della raccolta “porta a porta”, si siede su una seggiola davanti casa aspettando di fare altro. Il marito Americo, con amore, la osserva dal vetro della finestra del piano superiore. Sento che il rumore delle serrande del Bar di primo in viale Roma che, da una vita amorevolmente, apre i battenti e scalda la macchina del caffè per servire la colazione a coloro che entrano e poi si soffermano sul marciapiedi antistante l’esercizio pubblico, per imbastire tipici discorsi sul “calcio” e la “caccia”. Tutti i giorni poi appaiono all’improvviso sulla piazza, gruppetti di pellegrini, dall’abbigliamento tipico di chi si muove a piedi, bardati di zaino sulle spalle, che si accingono a riprendere il “Cammino di San Benedetto”, che prevede Orvinio come tappa del suo percorso, dopo aver riposato nella notte ed essersi rifocillato nel grazioso B&B di Simonetta. Ammirano con aria benevola lo scenario che appare loro davanti: la scalinata della Salita del Borgo al Conventino, con in alto la Chiesa di Santa Maria dei Raccomandati, l’alberata di viale Roma e la fontana. Il buongiorno poi è caratterizzato dagli anziani, benché pochi, che occupano le panchine posizionate ai lati della piazza, fanno salotto con l più svariate e variopinte argomentazioni, trattate con simpatia e saggezza. Paradossalmente, il mattino vede più vita del resto della giornata, perché proprio a quell’ora c’è un piccolo traffico dei mezzi agricoli che muovono verso il lavoro, pochi giovani studenti pendolai che partono per la scuola, alcuni operai che si apprestano a dare inizio al loro lavoro di manodopera, aprono i negozi. La vita del mio paese comincia così ogni giorno ed è caratterizzata da meccanismi lenti che sottolineano il contrasto con la fretta della città, dove tutto corre veloce, dove tutti corrono veloci. Peccato, però, che nel mio paese ci vive pochissima gente che, però, ha anche il tempo di non fare niente.

Maria Teresa Petrucci

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