
Nelle immediate vicinanze di Orvinio, lungo la strada che porta alle Pratarelle e poi a Scandriglia, sorge, su un’altura e posta a guardia della valle Muzia, tra ruderi disabitati, la chiesa medievale, poi ricostruita in forme rinascimentali, di Santa Maria di Vallebona. Essa appartiene indissolubilmente alla storia del paese di Orvinio ed a tutti gli abitanti, che ad essa sono molto legati, tanto da farne ripetutamente durante l’anno meta di processioni. La Storia di questo luogo si perde nei meandri del tempo, si narra che “un giorno un pastore stava tagliando l’erba nei pressi della vecchia Vallebona. Ad un tratto, udì un grido e guardando il suo falcetto lo vide sporco di sangue. Cercando fra le foglie vide l’immagine della Madonna, ferita ad un labbro. Riavutosi dallo stupore, prese l’immagine e la portò nella Chiesa di San Nicola ad Orvinio, ma la mattina seguente era scomparsa: era tornata a Vallebona. Allora i fedeli, capendo che la Madonna aveva ormai scelto la sua casa, raccolsero i fondi per far edificare una chiesa sui ruderi del vecchio castello”. Il nuovo santuario, precedente all’originario realizzato a seguito del miracolo, venne edificato nel 1643, secondo il registro conservato nell’abbazia di Farfa, precisamente nel vecchio borgo di Vallebona, ormai disabitato dato che i suoi abitanti l’avevano abbandonato trasferendosi in maggior parte ad Orvinio, allora chiamato Canemorto. Nel 1723 si documenta che ne divenne la protettrice. La chiesa si presenta con un prospetto sobrio e semplice, dovuto anche al fatto che per la sua costruzione si contò solo sulle donazioni popolari. L’impianto è infatti a unica navata, con tetto a capanna con due falde, in legno e copertura in coppi, l’interno, invece, venne impreziosito da tele ed affreschi opera di Vincenzo Manenti e di altre maestranze locali, una parte di essi è purtroppo andata perduta a causa del degrado del controsoffitto a cassettoni della chiesa poi crollato, oggi non più esistente. L’interno è suddiviso dai due altari laterali, con due tele di carattere mariano e la parte dell’altare principale, realizzata interamente dal Manenti, con decorazioni a tutta parete e al centro la storica immagine della Madonna, intenta ad allattare il piccolo Gesù con il seno.

La chiesa, molto amata dagli abitanti, è inserita in un contesto di particolare bellezza naturalistica dovuta alla presenza di preesistenze anteriori, presumibilmente di epoca medievale precedenti all’età dei Comuni, oggi si possono osservare tracce superstiti delle antiche mura difensive, un perimetro di cinta quasi intero, con i resti di tre torri di difesa, di cui una alta una ventina di metri, in precedenza ancora più alta prima che un fulmine ne facesse rovinare a terra una parte. Essa era forse la torretta di guardia divenuta in seguito il mastio di un castello. Non possiamo saperlo. L’effige della Madonna di Vallebona venne resa canonica ad opera dell’incisore orviniese Girolamo Frezza che nel 1740, poco prima di morire, ne fece un’incisione poi riprodotta su molte cartoline, fino ai nostri giorni.Oggi, a seguito di progetti di recupero, si sta restaurando l’antico cammino della via Crucis che, partendo dalla valle, sale sino al santuario, aprendosi a scenari e panorami che conciliano la devozione con la scoperta di questi luoghi del cuore.
Architetto Carlo Ragaglini