A Renzo, Mimmo, Marcella, Tina, Aldo

“A loro e a tutti gli altri, ciao”

Gente di Orvinio. A Renzo, Mimmo, Marcella, Tina e Aldo. Quando Luca mi chiese di scrivere su questo giornale, non sapevo di cosa avrei potuto parlare. Poi ho pensato alle tante persone che hanno lasciato un segno in questa nostra comunità . Decisi di chiamare la rubrica “gente di Orvinio” , guardando in punta di piedi il più noto Joyce. Persone che a modo loro erano rimaste nel ricordo di ciascuno di noi, nel mio soprattutto.

Oggi mi trovo a voler fare una riflessione sulla perdita che abbiamo avuto nell’ultimo mese. Non voglio rattristare nessuno, ma solo condividere una riflessione, stiamo perdendo ciò che abbiamo di più caro, le nostre radici, i nostri ricordi, periodi che non avremmo mai conosciuto se non fosse stato per le testimonianze di chi oggi ci è stato sottratto da un nemico invisibile, eppure così spietato.

Stiamo perdendo affetti, quelle telefonate giornaliere fatte di conversazioni affettuose, a volte veloci, stiamo perdendo sedie occupate a tavola, durante le feste. Nessuno è un numero su un bollettino giornaliero. Sono persone, sono genitori, nonni, fratelli, sorelle, mamme sono le nostre memorie.

Le stiamo perdendo, ci sfuggono via, non ci è concesso salutarle mentre se ne vanno, neppure quando le loro spoglie vengono onorate. Non ci rendiamo ancora conto di cosa siamo stati privati. La generazione che ha fatto questo paese, che l’ha visto, seppur con occhi di bambino e bambina, distrutto e poi ricostruito, dando la possibilità a noi venuti dopo di poterlo conoscere, di poterlo vivere. Viviamo di numeri, giornalieri, di persone che ne se vanno senza fare ritorno casa, che non potranno essere onorate e salutate come meritano neppure in chiesa. Mi piacerebbe dire a ciascuno di loro che ci mancheranno, che saranno ancora presenti nelle vite di ciascuno di noi, in modo diverso, ma ugualmente importante.

Che la loro dipartita non sia stata vana, doveroso ricordarli, ma essenziale ricordare cosa ha impedito che siano ancora qui, pensiamoci quando agiamo in modo superficiale pensando che non è cambiato niente rispetto a un anno fa.


Renzo il tuo vocione si sente da qui.
Mimmo? La Roma sta sopra la Lazio, hai visto?
Marcella, Tina e Aldo il carronaro non sarà più lo stesso.

A loro e a tutti gli altri, ciao.

Roberta De Sanctis

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Perchè cercate tre i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto!

È vivo!…È risorto!…È risorto!…È in mezzo a noi!…Chi?…Gesù!…Chi?…Gesù!…Un’applauso a Gesù.

Tante volte nella notte Pasquale abbiamo sentito il Sacerdote dare il via alla predica con queste parole, vere e proprie grida di gioia e acclamazione per il Signore che risorge dopo aver dato la sua vita per la nostra salvezza.(Matteo 20, 28). Ci vorrebbero infinite pagine per approfondire e descrivere il messaggio salvifico della Pasqua, ma siamo veramente predisposti all’ascolto?  Le  nostre generazioni credono ancora a un Dio che si è fatto uomo, crocifisso per noi, morto, sepolto e il terzo giorno risuscitato? Nonni, nonne, genitori, zii, siete responsabili davanti a Dio dei vostri giovani; se non avrete una fede forte i vostri giovani si perderanno.  Come ha detto S. Giovanni Paolo II, “il mondo di oggi rischia il peccato dell’impenitenza finale, perché dicendo che non c’è Dio, oscurandosi la fede, dicendo che non c’è peccato, dicendo che l’uomo è padrone del mondo, uno muore impenitente, muore senza chiedere il perdono dei propri peccati, e morire senza chiedere perdono dei propri peccati significa MORIRE PER SEMPRE.” “ Lì sarà pianto e stridore di denti “  (Matteo 13, 42)

Come possiamo comprendere che la CROCE è il segno di salvezza, se a ogni piccola sofferenza, imprevisto o torto, siamo pronti come Pietro a  sfoderare la spada della rabbia, del rancore e dell’odio?

Il Cammino che Gesù affronta sul monte Calvario,  dall’agonia  iniziata nell’orto degli ulivi fino alla crocifissione e vittoria sulla  morte, con la sua Resurrezione proprio per dare a noi la vittoria eternal, la speranza della vita eterna, senza la quale la nostra vita non avrebbe alcun senso, è  proprio il nostro  cammino della vita, contraddistinto da sofferenze, cadute, vittorie, gioie e sconfitte, dove il Signore non ci abbandona mai, è sempre con noi, soprattutto quando ci sembra di esserci fermati e  di aver smarrito la strada. Lui è vicino a noi sempre, particolarmente in questi tempi che va più di moda dire : “ che ci vai a fare in Chiesa” , “ sei un bigotto” , “non ho tempo per Dio” . La Vergine Maria nel Messaggio di Medjugorie del 15 Gennaio 1984 ci ricorda che, la  cosa più importante nella nostra vita è la salute dell’anima, ed è proprio quello che il Signore ci chiede nel tempo di quaresima, la purificazione della nostra anima,  e attraverso la preghiera e il digiuno crescere nel nostro cammino di conversione, ricordandoci che se non apriamo il cuore a Dio, la nostra fede è finta, falsa, sterile.

Il Signore, ci invita ad essere cristiani autentici, coloro che avvicinano con la loro vita le persone a Dio invece di allontanarle, come detto in precedenza, possiamo fare ciò solo ci abbandoniamo veramente e se apriamo il nostro cuore giorno per giorno, allora sì che potremmo sperimentare la gioia della Pasqua, che non si trova dentro un uovo, ma solo nella risurrezione di Gesù. Cari amici, come comunità, in  questi momenti particolari, il Signore ci invita all’unione e all’obbedienza, quando siamo più tentati a giudicare la Chiesa o i membri della Chiesa, cerchiamo noi di fare qualcosa in più, perché è quello che ci chiede il Signore, NON GIUDICHIAMO , MA PREGHIAMO. (Luca 6,41)

Maria, ogni giorno, ci ricorda che senza Dio non possiamo fare nulla e di non dimenticarlo mai, basta posare lo sguardo sul nostro mondo attuale, dove basta un piccolo virus per far crollare tutte le finte certezze di un mondo che vuole costruire il proprio futuro senza Dio. La nostra vita è breve e passegera, stiamo attenti alle FALSE LUCI e alle tante ILLUSIONI che il mondo di oggi ci  offre. In questo tempo di Quaresima, cerchiamo di mettere ordine nella nostra vita, dedicando del tempo a Dio anche attraverso piccoli gesti di carità e amore che ci preparano alla Santa Pasqua. E come Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo, non cercheremo più tra i morti Colui che è Vivo, ma capiremo che Gesù è RISORTO PROPRIO NEI NOSTRI CUORI.

Colgo l’occasione per ringraziare l’amministrazione locale e tutti gli amici di Orvinio che si stanno adoperando giorno per giorno, con le dovute precauzioni nella lotta contro il Coronavirus. Tutti insieme riusciremo a mantenere distante questo virus dalla nostra comunità.  CORAGGIO!

BUONA PASQUA AMICI.

Emmanuele Cacciatore

I locali commeriali a Orvinio

In questi giorni, pur volendo fare uno sforzo per parlare d’altro, l’argomento e l’oggetto dei nostri pensieri, è solo uno: IL CORONA-VIRUS. Io però, in merito a questo, voglio solo cogliere l’occasione per rivolgere il mio “grazie di cuore” a tutti i medici e al personale sanitario in generale, che sta lottando ogni giorno contro un feroce nemico invisibile, a costo della propria vita.  Il mio plauso va altresì a tutte le Forze dell’Ordine, ai Volontari, alla Protezione Civile per l’importante aiuto e la solidarietà dimostrata verso il prossimo, con la loro azione.  Una preghiera silenziosa per chi invece è venuto a mancare.

Comunque, quello di cui voglio parlare oggi, come argomentazione più attinente allo spirito del Giornalino ORVINIUM, è relativo alle strutture commerciali locali.  Notavo, proprio un po’ di tempo fa, che tutti gli esercizi commerciali di questo piccolo borgo di 300 persone, sono veramente apprezzabili sotto ogni punto di vista.  Tanto per cominciare se ne contano molti: 

  • Il Chiosco-Bar di Emiliano nei giardini pubblici di Viale Roma.  E’ gestito  ed aperto solo in parte dell’anno, normalmente da giugno a settembre, cioè nel periodo estivo.  Dà la possibilità di usufruire del servizio bar nel relax del verde che offre il giardino, dove c’è alta presenza di bambini, per i divertenti giochi ivi installati dall’Amministrazione comunale. La piccola struttura del chiosco è contornata da tavoli,  sedie e ombrelloni a servizio dell’attività, nei quali ci si può rifocillare beatamente, al riparo della calura estiva, bevendo cocktail e bibite e gustando ottimi gelati.
  • Il Forno di Rosina che gode di una speciale fama per la “buona pizza bianca e rossa” e, non di meno, per il pane e i tipici dolci, caratteristici soprattutto in alcuni periodi dell’anno.  Ne cito alcuni, considerato l’avvicinarsi della Santa Pasqua: le pizze battute e le pizze con l’anice.  Non esagero se dico che è risaputo, in ambito provinciale e addirittura regionale, che tutto ciò che sforna Rosina è buonissimo.
  • Il Supermarket di Flora.  Un ampio locale di alimentari, frutteria e …..tanto di più, nel quale puoi utilizzare anche il carrello della spesa riempiendolo di ogni cosa che ti necessita, perché è fornitissimo di tutti i prodotti, come un negozio della grande città.  Brava Flora che hai imparato bene il mestiere e sei diventata “vera commerciante”.
  • Il Bar di Primo, uomo gentile e disponibile sempre verso tutti.  Il suo locale, ampio, luminoso, in marmo rosa, rimodernato ultimamente nella elegante sala da tè, supera persino il confronto con molti degli altrettanti bar della provincia reatina.  Soprattutto nel periodo estivo puoi accomodarti nei tavoli ombreggiati dell’esterno e godere di un buon caffè, immerso nel tran-tran della vita del paese, essendo la localizzazione centrale e in bella vista di Viale Roma.
  • La Trattoria di Roberta e Paola.  Anche questa in Viale Roma, ben soleggiata,  ha un doppio locale adibito a sala da pranzo all’interno, all’esterno invece, c’è la copertura a gazebo, per piacevoli pranzi e cene estive.  Il locale cucina può essere osservato sia dall’ambiente interno che esterno. Vengono serviti ottimi pasti, anche con piatti tipici locali.
  • Il Ristorante “Taka Pizza” in Corso Manenti, è anch’esso un bellissimo locale di buona cucina, molto ampio, con una seconda entrata da Piazza Girolamo Frezza, al lato del magnifico Monumento dei Caduti di Guerra del paese. Ristrutturato da poco, oltre alla pizzeria, fa anche servizio bar con pasticceria di ogni genere, elegantemente arredato è l’angolo in legno e ferro adibito a questo scopo.
  • Il Ristorante di Pesce “La Ripetta” sempre in Corso Manenti, piccolo ma grazioso e raffinato locale dove, nel fine settimana d’inverno e tutti i giorni nel periodo estivo, puoi gustare piatti veramente squisiti, belli agli occhi e piacevoli al palato.
  • Insistono in loco due Macellerie, una in Piazza Garibaldi e una in Via Segni. Costituiscono il buon rifornimento di carni di allevamento locale.  Tutte e due sono gestite in locali idonei allo scopo, ben attrezzati per l’uso, arieggiati e puliti, dove vige gentilezza, cortesia e qualità.
  • Dobbiamo elencare ancora due Empori nel centro storico del paese. I locali non sono molto grandi, è vero, ma in essi sono stipate chincaglierie di ogni genere, perfino cose di difficile reperimento.
  • Il Laboratorio Orafo LU-MON di Luana che, sulla Piazza Garibaldi, fa da salotto per chi arriva e dà subito  un’occhiata ai lavori orafi artigianali. Essi brillano nei ripiani delle vetrinette sistemate nel grazioso localetto,  dove sono esposti con gusto. La titolare impartisce gentilmente anche utili informazioni sulle caratteristiche ambientali e culturali del paese, di cui si può prendere visione. Certo, desta meraviglia trovare questo tipo di negozio in una piccola realtà come lo è Orvinio.
  • Salone di Parrucchiera M&M di Martina, si inserisce perfettamente nel locale dell’androne delle vecchie fontane,  che dà sulla Piazza Garibaldi, elegantemente ristrutturato ed ampliato da poco,  ora è veramente un bel locale, offre un servizio utile e piacevole. Stare in ordine con i capelli è diventato ormai necessario per tutti, l’appuntamento settimanale con il parrucchiere è di routine e poterne usufruire nell’ambito del paese dove si vive fa comodo.
  • La Farmacia San Nicola, gestita dal dr.Giovanni Valletta. L’esercizio, incastonato dietro la fontana monumentale di Viale Roma, con l’ingresso principale su quest’ultima, è fornito in maniera esauriente di farmaci e parafarmaci. Il servizio copre anche il paese limitrofo di Pozzaglia Sabina, con un dispensario farmaceutico, lì aperto poche ore al giorno. La professionalità del dr.Valletta, soddisfa le esigenze di noi utenti. Lui fornisce consigli utili ad ogni necessità.

E’ da apprezzare veramente molto la tenacia dimostrata da chi, per amore verso il proprio paese, riesce a mantenere in vita tutte queste attività, sacrificando forse un po’ anche il tenore di vita personale, che deve rapportarsi ad una realtà demograficamente quasi irrilevante, ma addirittura è da sostenere con ammirazione chi ha avuto il coraggio di arrivare da fuori paese, per dare a quest’ultimo quel servizio in più che magari mancava.

Grazie davvero a tutti.

Maria Teresa Petrucci

Un percorso, una parola

Una parrocchia è una comunità viva che crede nel Dio Creatore  e prende Gesù come Modello di ogni comportamento.  Tra le molte attività parrocchiali, il catechismo rappresenta un momento fondamentale per trasmettere gli insegnamenti cattolici alle giovani generazioni ed, anche per chi non è credente, rappresenta un momento di divulgazione di sani comportamenti e valori.

La fede inizia con l’ascolto e si nutre non solo di messaggi verbali, ma dell’esempio di modelli vivi che trasfondono negli altri la ricchezza delle proprie convinzioni.
I catechisti sono persone chiamate ad annunciare la  Parola alla comunità parrocchiale ed esercitano un importante servizio, occupando gli avamposti della Chiesa,  vivendo quanto annunciano.

Ad Orvinio la catechesi si svolge grazie alle nostre volontarie Andreina Ranalli, Vincenzina Fabbri  e Nadia Scanzani che, supportate dal necessario coordinamento di Don Desiderio, preparano i ragazzi ai sacramenti, presso il Centro Anziani.  L’attività del nostro Parroco è fondamentale in quanto oltre al coordinamento delle catechiste, ogni martedì svolge incontri di formazione ed aggiornamento.

I prossimi appuntamenti in merito ai sacramenti 2020 sono i seguenti: le comunioni sono previste per il 17.05.2020 (salvo rinvii che non dipendono da noi), mentre le cresime sono state calendarizzate per il 16.08.2020.

Altra attività fondamentale è rappresentata dai Consigli pastorali: Il Consiglio Pastorale diocesiano è rappresentato da Riccardo Donati per la parrocchia di Orvinio, mentre il Consiglio Pastorale  locale è composto da Riccardo Donati,  Andreina Ranalli,  Vincenzo Attilia, Domenico Attilia, Domenico Spagoni, Franca Costantini, Vincenzina Fabri, Antonio Cervelli, Luigino Marcangeli, Flora Ragazzoni, Lina Ragazzoni ed  Angelo Cervelli.

La Parrocchia vive all’interno di una Chiesa particolare, come cellula in corpo vivo, qui i Priori, i catechisti i consiglieri sono sempre pronti, a rispondere all’invito del loro Pastore e ad unire  le proprie forze alle iniziative della comunità religiosa.

Alla Parrocchia ed ai suoi attivisti va il ringraziamento dell’Amministrazione Comunale, per portare ogni giorno nel comune spazi comunicativi e di aggregazione socio-religiosa fondamentali, nel rispetto delle altre attività dell’associazionismo territoriale attivo e volontaristico.

Fausto Bozza

San Giuseppe è di casa ad Orvinio

Da un pò di tempo si aggira un confratello del Gonfalone di grande cuore ed anima che sta ripristinando gli arredi sacri e gli Stili delle confraternite con metodo e perizia e, soprattutto a titolo volontario: un esempio di passione e di impegno civico/religioso non comune a cui va tutto il ringraziamento della nostra comunità. Possiamo rilevare che il lavoro da fare è molto e rientra nei compiti istituzionali delle confraternite: un lavoro minuzioso e particolare che vuole ripristinare e dare nuova luce ai simboli religiosi tanto cari al paese durante i riti religiosi celebrativi.

Per quanto riguarda l’attività di questo novello Giuseppe, bisogna riferirsi al termine greco téktôn, che si traduce solitamente con “carpentiere”, corrisponde al latino faber e indica un artigiano che lavora il legno o la pietra.

Ma Giuseppe è anche l’uomo che sa “prendere con sé”, cioè sa prendersi davvero cura delle persone e delle cose affidategli. Possiamo dire che da oggi Giuseppe è di casa ad Orvinio e si chiama Pierino, chi vuole dargli una mano può passare a trovarlo anche solo per scambiare qualche idea e consiglio.

Fausto Bozza

L’Asenu e lu Coronavirus


Ma che Munnu e?
L’hau hittu tutti
lu sindacu, lu prefetto e l’assessore
pure lu vescovo collu priore
mò c’ammalemo tutti.
Se non ce lustremo bbene,
se non ce distanziemo de nà metrata
longa come nà zampata
ce ‘nfestemo tutti senza fine.
C’hau ‘nfettatu lu munnu collu fiatu
sau magnati pipistrelli e serpenti,
ma vissi o sò matti o so de’ malamenti,
e nui mò patimo stu resurdatu?
Lo male l’hau spasu pell’aria a non fenine
e mò ce vardemo sospettusi e defilati,
e se non te po’ fidà più mancu dell’aria che refiati…
me sa che nui allu munnu non ce sapemo stane!
Renzerrati e ‘mpastorati daventro le stalli
senza ‘n prete e ‘nà cchiesa pè’ nvinocchiatte
te fau senti lu stissu rosariu alle sei, e racommannatte..
ma li nummeri sallu lo stissu senza contalli.
E tu terementi la curva delli nummeri
come se te scordassi che villi so cristiani
e te senti de dì, che però eranu anziani…
ma che senn’ha dau da hì prima dell’ari?
Non li lassemo morì mancu dello seu che se coce!
Marcianu li sciafferri affilati come isseru allu monnezzaru
senza ‘nà croce ‘nà lacrima e ‘n toccu de ‘ campanaru!
Doppu l’aria c’è remasu solu de ‘nfetta la luce!
Nommè se raffegura stù munnu baru e miccu
e mè venuta’nà scorza ‘n canna e l’occhj se so ‘nfussi
ma ad’hau da remanì sempre li stissi:
la zampa non c’arriva a rassuccamme lu muccu!

Il Somaro

Vissi de Piccirillu

” DI CHE RAZZA SINE?”

Una domanda apparentemente strana ma che in alcune realtà significa tutto. Di che famiglia sei? Non basta dire il nome dei tuoi avi, il tuo cognome, devi dire la “razza”, il soprannome. Non ha nulla di razzista, chiariamo, non si intende la provenienza. In questa rubrica parliamo di soprannomi, quasi sempre indicativi di una particolarità fisica o di un aneddoto di vita. Oggi parliamo della famiglia “de piccirullu”.

Vissi de Piccirillu. Chi sono? Che significa? Nome che indicava un uomo, della seconda metà dell’ottocento,nonno di Antonio e Giuseppina, di piccola statura. Pinzuti il loro cognome. Cinque figli, un maschio e quattro femmine, Nicolina,Assunta, Rosa, Antonio, Giuseppina. Antonio piccolo di statura, non aveva figli e sposò una donna “forestiera”, di Vivaro Romano. Un uomo di una generosità disarmante, cucinava dei frittelli buonissimi. Spesso mandava noi ragazzini a prendergli delle cose alla bottega di Giancarlo, il più delle volte succedeva che il prosciutto che ci mandava a comprare veniva mangiucchiato durante il viaggio di ritorno, il cartoccio con il pecorino grattucciato veniva perso correndo. Mai un’alzata di voce, tanto che continuava a mandarci nonostante gli esiti delle commissioni. Quando si sposò il matrimonio fu celebrato a Vivaro, con il conseguente pranzo da fare ad Orvinio. Il viaggio fu effettuato a cavallo, su asini per la precisione. Subito sotto Orvinio, all’altezza del ponte, l’asino di Antonio si spaventò, lo fece cadere e colpì alle parti basse il povero sposo novello. Natalina, con ancora il vestito bianco esclamò “oddiu meu.. Avemo abbelato”.

I Pinzuti avevano uno spiccato senso dell’umorismo, Antonio, ma soprattutto Giuseppina, sua sorella più piccola. Donna dallo sguardo penetrante, occhi azzurri che ridevano ancora prima della bocca. Battuta sempre pronta, lasciò Orvinio per Roma, dove però tornava l’estate. Abitava durante il periodo estivo nella casa che fu di Antonio e Natalina. Colle zucco, a ridosso delle mura del castello. Si portava fuori una sdraietta, posizionava un comodo cuscino e tra una parola crociata, due giri di uncinetto e un saluto con chi passava si appisolava, ogni tanto rumorosamente. Spesso con i suoi figli ci divertivamo a stuzzicarla, ricevendo sempre risposte colorite e colorate. Giuseppina aveva due figli maschi, anche se in molti hanno creduto, lo credono ancora anzi, all’esistenza di una figlia, ma altro non era che sua nuora, Daniela, moglie di Gianni, ma visto il rapporto tra le due ci si stupiva fossero suocera e nuora. Giuseppina allietava le estati orviniesi nel suo rione. Rione che si ripopolava nei mesi estivi, ma che vedeva in lei un perno sociale importante così come lo era al suo centro anziani di Roma. Un pomeriggio di tanti anni fa pretendeva che suo figlio segnasse con un pennarello indelebile un puntino bianco vicino al grosso tasto verde del suo telefono. Inutili sono stati i tentativi di spiegarle che il verde era il tasto per rispondere. No, lei voleva anche il puntino bianco. Gianni obbedì, ma più per evitare di sentirla parlare della teoria del puntino bianco più chiaro del tasto verde.Donna che stava agli scherzi, una notte rientrando a casa notai che la luce in bagno era accesa, la ciao un piccolo sassolino contro il vetro. Dall’interno uscì chiaramente un “Robè? Vattene a casa, tanto lo so che sei tu”, ridendo. Carismatica, forte, la sua assenza si sente moltissimo. Capita di vedere quella sua sdraietta ad agosto, fuori casa, e sobbalzare credendo di poterla vedere apparire da un momento all’altro, pronta a riprendere possesso del suo trono.

Giuseppì? Giobbettina, anzi, come ti chiamava Aurora da piccola, quante sagne stai impastando per Natale?

Roberta De Sanctis

DOMENICA DE BARNASCONE

Ci sono persone di cui resta impressa un’immagine chiarissima. Magari una loro azione ben precisa. Ricordo le estati passate qui ad Orvinio con nonna, lasciata dai miei per trascorrere le vacanze estive, lontana dal caos e dall’afa tipici della città. Nonna aveva delle galline in località San Benedetto, per raggiungerle bisognava scendere la via di casa, Via Vincenzo Segni. Era spesso una processione fatta di tappe quella strada, senza croci però, solo saluti piacevoli. C’era la comare Terresina (a cui va un pensiero speciale, visto che ci ha lasciato da pochi giorni), subito dopo i Barnascone.

I Barnascone , soprannome ovviamente, numerosa famiglia, ogni estate riempivano il vicolo, con la loro simpatia e voglia di star insieme. Sul balconcino dove vive Biondo con sua moglie Maria vedevo spesso un’anziana donna, Domenica,madre di cinque figli, Rosa, Fernando, Marietta, Luigino e Biondo. La vedevo seduta, intenta a pettinarsi con riserbo una lunga chioma argentata. Un’operazione che richiedeva tempo, un curato spazzolamento prima della creazione della cosiddetta cosiddetta “cipolla”. Mi sono sempre chiesta come fosse possibile racchiudere in quello chignon tutti quei capelli che ricordo molto lunghi.

Domenica de Barnascone, nata Forte, classe 1900, sposata nel 1922 con Pasquale Forte. Ricordo il suo sorriso, che rivedo nei suoi figli oggi, ricordo quella bontà quando mi chiamava con la mano, mi invitava con quel gesto a salire da lei, aveva con sé caramelle Rossana e Ambrosoli. A me non piacevano, ma non gliel’ho mai detto, mi piaceva quel rituale di andare da lei, un abbraccio qualche caramella e potevo seguire il tragitto con nonna verso le galline.
Hai ancora quelle caramelle? Oggi mi sarebbero piaciute.

Roberta De Sanctis

Laura

Laura Donati – foto di Giancarlo Giuliani

Chi si ricorda di Alberto Manzi? Era lo storico maestro d’Italia, della Rai, colui che dal 1960 al 1968, dal lunedì al venerdì andava in onda la sera, insegnando agli Italiani a leggere e scrivere.

Chi è venuto dopo il 1968 non si ricorda più del maestro Manzi. L’alfabetizzazione nel paese stava crescendo e le scuole furono in grado di istruire bambini.

Ognuno di noi ha avuto il suo maestro.

La comunità di Orvinio ha avuto il privilegio di avere la sua di Maestra. Laura Donati.

In questa foto di Giancarlo Giuliani la vediamo ritratta durante il suo lavoro, è una foto in bianco e nero, anni 60. La maestra Laura tra i suoi alunni, tutti in posa, attenti a fissare l’obiettivo.

Leva 1937, prese il diploma da maestra, forte della sua vocazione per l’istruzione, l’insegnamento, la conoscenza, la pedagogia. Perni fondamentali per una società che prepara i suoi futuri cittadini.

Vocazione si, perché non è un mestiere per tutti. E’ una missione.

 Avere a che fare con bambini piccoli, ancora distratti dal gioco, poco inclini alle severe regole della disciplina scolastica.

Lei ci riusciva, con la sua autorevolezza, tipica del ruolo, mista a dolcezza, come dimenticare il suo sorriso?

Una volta, dopo la figura materna c’era quella ella maestra, delegata dai genitori a fare le veci.

Laura è venuta a mancare pochi giorni fa, il vuoto che lascia è incolmabile, per i suoi familiari, le sue figlie, i suoi fratelli, ma la sua figura sarà sempre presente tra noi.

Passando davanti casa sua, fermatevi un istante, giratevi da quella parte, lei è ancora lì, con le sue braccia incrociate, sciolte immediatamente per salutarvi con una mano. Con il suo immancabile sorriso.

Grazie per quello che hai rappresentato; in modo ufficioso, per questa comunità : la maestra di Orvinio.

Roberta De Sanctis