
Quando mi è stato chiesto di scrivere per il giornalino di Orvinio, sono stata molto felice ed anche un po’ intimorita; l’euforia di essere stata chiamata a scrivere un articolo si miscela con il timore di affrontare un argomento cosi’ complicato.
Siamo tutti piu’ o meno sconcertati da quanto sta accadendo fuori delle nostre finestre, dalle quali guardiamo speranzosi in attesa che tutto passi. La speranza è forse il sentimento che ci accomuna in questo momento, è quella spinta che ci aiuta a programmare il nostro futuro, per quanto ora ci sembri impossibile. Abbiamo molto tempo a disposizione per pensare a cose e persone che sembravano dimenticate, possiamo permetterci il lusso di riflettere in maniera piu’ intima su noi stessi perché la frenesia della nostra quotidianità è stata sostituita dalla “pacatezza” forzata del virus. Avete pensato a quante cose diamo per scontate?
A quante abitudini, che sembravano banali, stiamo rinunciando? Uscire a fare una passeggiata, fermarsi a chiacchierare con un anziano o giocare con i bambini ai giardini. Tutto questo fa nascere un po’ di malinconia perché sembra tutto cosi’ distante nel tempo. Sicuramente ne usciremo cambiati, piu’ consapevoli, piu’ attenti a chi ci sta accanto. Aspettiamo la rinascita. Aspettiamo il momento in cui potremmo salire in macchina e raggiungere il nostro “posto del cuore”. Se dovessi fare un elenco di tutto cio’ che mi manca di Orvinio forse non basterebbero le pagine di questo giornale. Mi manca il profumo di Orvinio, quel profumo che si sente in primavera e si mischia a quell’aria “frizzantina”, i colori della nostra natura che ti riempiono gli occhi e l’anima, le passeggiate nelle stradine che portano all’orto di qualcuno, le campane che richiamano le nostre grandi donne nell’ora della Messa.
I bambini con le biciclette in mezzo alla strada e i richiami delle mamme ai giardinetti, gli uomini che tornano verso casa con il raccolto del giorno, lo scambio di sorrisi e saluti da una parte all’altra della strada…..tutta questa genuinità e questa normalità che ho sempre dato per scontata ha acquisito un valore smisurato. Orvinio è un posto che ti fa sentire al sicuro, in questo momento di paura generale, chi di noi non ha pensato “scappo ad Orvinio”? Come se le sue mura avessero il potere di difenderci anche dai nemici invisibili e il Santuario di Valle Bona vegliasse su di noi.
C’è un profondo bisogno di normalità, almeno per me, forse perché mi aiuta ad affrontare e superare la paura di questo momento, per chi ti sta accanto, la paura di uscire di casa e dover gestire quel senso di impotenza che ci attanaglia.
Arriverà la primavera, non quella del 21 marzo, ma la Nostra benedetta primavera (parafrasando una canzone a me cara) torneremo a vivere la nostra vita, torneremo al nostro amato Orvinio!
Valentina Sestili