GE.CO.VE.FA. srl

Il comune di Orvinio è socio al 100% della società partecipata GE.CO.VE.FA. SRL Unipersonale, avente come oggetto sociale la gestione , cura, promozione e sviluppo delle attività venatoria, faunistica , cinofila e sportiva, ed anche interventi di miglioramento ambientale al fine dell’incremento della fauna ed altro.
La società è stata costituita nel 2005 ed ha sin qui svolto esclusivamente l’attività di gestione venatoria.Con la delibera di Consiglio Comunale n. 19 del 19/09/2020 il Consiglio Comunale ha dato indirizzo politico-amministrativo al fine di verificare concretamente l’opportunità di conferire alla Società (in house totalmente partecipata dall’Ente) i servizi di cura e manutenzione ordinaria e straordinaria del territorio comunale, bisognoso di particolare attenzione da parte delle istituzioni locali.
Preso inoltre atto delle dimissioni presentate dal Consigliere Ernesto Ragazzoni per motivi strettamente personali, il Consiglio Comunale con delibera 28 del 21/11/2020 ha nominato in sostituzione Giuseppe Marcangeli.
Di conseguenza il CDA della società GE.CO.VE.FA. SRL è attualmente composto dal Presidente Paolo Donati, e dai Consiglieri Francesco Maria Frasca e Giuseppe Marcangeli.
La volontà dell’Amministrazione è quella di affidare alla società i servizi esterni del Comune, per il momento quelli della manutenzione, giardinaggio, decoro urbano e spazzamento.

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Aggiornamenti dicembre 2020

Santa Maria dei Raccomandati

Speriamo entro la primavera di poter iniziare i lavori di sistemazione nella Chiesa di Santa Maria dei Raccomandati, riguardanti il campanile, il restauro di alcuni affreschi, il tetto, la sacrestia e la scalinata

Efficientamento energetico

Abbiamo ultimato i lavori interni ed esterni al palazzo comunale, dotato di cappotto esterno, nuovi infissi, termosifoni, caldaia e impianto di illuminazione.

Lavori vari

Abbiamo in serbo nel corso del nuovo anno di poter portare a compimento altri importanti lavori di riqualificazione del nostro amato Paese, dove attendiamo l’ufficializzazione di alcune opere da parte degli organi competenti

Postamat

E’ stato installato presso l’Ufficio Postale il Postamat

Impianti sportivi

A breve verrà ultimato il centro sportivo, che sarà dotato di un campo di calcetto ed uno di paddle. Sarà recintato, provvisto di impianto di illuminazione e di video sorveglianza. Nei primi mesi dell’anno, quando le condizioni meteo saranno più favorevoli, tutta l’area sarà asfaltata e munita di parcheggi.

Vallebona

Siamo in dirittura di arrivo per poter iniziare i lavori riguardanti la sistemazione del percorso campestre di Vallebona, in pratica dove si snoda la Via Crucis

Cimitero monumentale

Sempre nei primi mesi del prossimo anni, inizieremo i lavori per dotare il nuovo cimitero di 100 nuovi loculi, dei quali abbiamo estrema necessità.
Contiamo a breve, di poter ultimare i lavori nel vecchi cimitero monumentale, riguardanti la restate sistemazione dei muri, i viottoli di accesso e nuova illuminazione interna ed esterna.

Il Sindaco Alfredo Simeoni

Buon Natale!

Che dire di Orvinio delle sue bellezze, del sua posizione geografica, del suo aspetto “fotogenico” e dell’immagine a prima vista che sorprende ed affascina il visitatore, che sia un passante frettoloso o u n turista innamorato? Che dire anche di quanti hanno scritto e fotografato Orvinio? Quante belle immagini, fotografiche e pittoriche! Quante ispirazioni! Oggi ne raccontiamo l’ultima (di ispirazione) in ordine di tempo che è venuta al nostro Gianni Forte. Gianni è una persona discreta, non cerca visibilità, anzi a volte ne ha quasi spavento e la sfugge, non tutti gli orviniesi lo conoscono, se non per averlo intravisto passeggiare o solo per un saluto fugace quando ci si incontra per strada. Tanta modestia si sposa con la sua gentilezza e sensibilità, che si manifesta in una raffinata cultura e fantasia, particolarmente espressa su una tavolozza con il pennello.

Da un’opera del Caravaggio, (contemporaneo del Cavalier D’Arpino, per averne frequentato la Bottega, dalla quale uscirono anche le prime pennellate nostro Manenti,) San Matteo e l’Angelo, Gianni si è ispirato per fare una sua opera che rappresentasse Orvinio, nella sua religiosità, con i costumi delle Confraternite e dei suoi personaggi. A memoria non sembra che queste siano mai state rappresentate in qualche opera. Infatti sono le Confraternite, al centro che spiccano nelle figure dei due pellegrini in ginocchio, in adorazione della Madonna con il Bambino. Qui Gianni sempre innamorato del Caravaggio, ha voluto riproporre la rappresentazione di un’altra opera, la Madonna dei Pellegrini, (visibile nella Chiesa di S. Agostino a Roma). In questo quadro c’è una raffinata sovrapposizione con due figure nello stesso personaggio, prestato (dall’altro quadro) l’Angelo di San Matteo. E’ la figura del caro Zio Armando, (in posa come San Matteo), che ascoltato l’Angelo, rappresentato da altro mitico concittadino, Franco chiamato Spartaco, e qui (dove avviene la sovrapposizione) Zio Armando (San Matteo) rivolgendo lo sguardo in ammirazione, ritorna in ginocchio pellegrino, assieme all’altro pellegrino, il nostro amatissimo Renato.

E sono i nostri due Confratelli, ad adorare la Madonna di Vallebona, sostituita con la Vergine del Caravaggio, (abile gioco di Gianni). Unendo le due riproduzioni del Caravaggio risaltano quindi le due Confraternite, ben mostrate nelle pale laterali del quadro, che vanno in processione, insieme agli altri personaggi di Orvinio ed alle Autorità, verso il centro, verso Vallebona, simbolo di forte attrattiva Orviniese, sia essa religiosa laica o spirituale. Questo trittico,(misura 230×120 cm.) che ci riporta all’antico, in chiave moderna , è una somma di combinazioni sentimentali, la fede, la tradizione nei costumi, l’amore verso i deboli. Si dice che un grande artista, adopera tutto ciò che si è conosciuto o scoperto nella sua arte fino a quel momento, poi va oltre ciò che è stato conosciuto e crea qualcosa di suo.
E qui dobbiamo riconoscere “quel suo di Gianni” che lo fa (anche se lui per modestia rifiuterà) grande.
Di questa opera stiamo riproducendo le cartoline per farne gli auguri di Buon Natale e Grazie Gianni Forte!

Pietro Attilia

Il Natale

In questi mesi difficili, pieni di sofferenza e paura …. Il Natale di Gesù è la “buona notizia”, un benedizione di Dio nel nostro mondo pieno di notizie negative! Anche quest’anno Gesù nasce, come tutti gli anni da più di duemila anni, per rendere attuale tra gli uomini d’oggi il grande avvenimento che il Figlio di Dio si è fatto Uomo dalla Vergine Maria, ha iniziato il cammino che lo porta a morire in Croce ed a risorgere il terzo giorno, per salvarci dal peccato e dalla morte eterna. Gesù nascendo ci rivela il volto di Dio e porta agli uomini un messaggio di pace, di amore e tanti altri doni dei quali l’umanità ha bisogno.

Il primo e fondamentale significato del Natale è questo: a Betlemme Dio si è fatto uomo, ha assunto la nostra natura umana dalla Vergine Maria ed è apparso al mondo come un bambino qualsiasi. Il bambino di una famiglia povera, senza alloggio in una notte di gelo. Gesù è la luce vera che brilla nelle tenebre e illumina gli uomini.

Gesù Bambino è la presenza di Dio fra gli uomini. Nel giorno di natale lo accogliamo, lo veneriamo, lo adoriamo, Il Natale è la festa della Fede e fede vuol dire fiducia in Dio. Qualunque sia la nostra situazione, qualsiasi sbaglio o peccato abbiamo fatto, Dio ci vuole bene come un Padre. Nel Natale noi dobbiamo tornare a lui, amarlo, pregarlo, pentirci dei nostri peccati e ricominciare una vita nuova. lo preghiamo. Questo Bambino è la luce che brilla nelle tenebre del mondo, dell’uomo, nelle nostre tenebre. Nel nostro tempo di crisi della nostra Italia, delle nostre famiglie, dobbiamo ripartire dalle cose semplici,un gesto,una parola. Il Natale ci invita a ritrovare la fede autentica delle persone semplici,come i pastori che accorrono all’annunzio degli angeli, dei Magi che vengono ad adorare Gesù da una terra lontana.

Il profondo silenzio e il buio che questo virus sta portando devono lasciare spazio alla speranza e alla gioia perché anche se sembra tutto compromesso e cosi doloroso Gesù ci porta il lieto annuncio. I nostri discorsi sono spesso questi: non va bene l’economia, non va bene la politica, non va bene la famiglia, non va bene il lavoro, non va bene la scuola, non vanno bene i giovani e via dicendo.
Ecco,oggi ho una buona notizia,Gesù è la Buona Notizia , un lampo nel buio della notte. Dio si è fatto uomo per non lasciarci soli e ha deciso di essere sempre vicino alla nostra miseria per aiutarci.
NON DIMENTICHIAMOLO
Colgo l’occasione per esprimere un profondo cordoglio a tutti i parenti della nostra comunità che hanno perso i propri cari a causa del coronavirus.
Un abbraccio forte.

Emmanuele Cacciatore

Il dialetto orviniese

Il dialetto orviniese è una parlata appartenente ai dialetti mediani italiani, nello specifico esso appartiene alla famiglia dei dialetti dell’Italia centrale sviluppatisi lungo l’asse Ravenna – Roma sin dai tempi più antichi. Quest’area, storicamente poi circoscritta dallo Stato Pontificio, ha generato una parlata alquanto omogenea seppur distinta in diversi ceppi autonomi. L’orviniese appartiene al dialetto sabino, dialetto comunque esteso anche alle aree del Cicolano e dell’Aquilano. In questo ambito il dialetto orviniese prende molte influenze dell’abruzzese:il suono “duro” delle vocali”, rispetto a quello più dolce del sabino propriamente detto (asse della Salaria). Il dialetto orviniese è pertanto contraddistinto dai classici termini reatini (ecco e loco per dire qui e li, ad esempio; oppure i termini stracco per stanco, termine che anche il cantautore Lucio Battisti, originario di Poggio Bustone, inserì in una sua canzone, le allettanti promesse). Uno studio molto elaborato del dialetto orviniese venne eseguito da Natalino Forte che, nel 2005, pubblicò un libro molto bello ricco di aneddoti, racconti, e poesie anche tradotte da Trilussa. Nel testo, oltre a raccontare la vita del paese, le persone e i fatti a loro collegati, c’è la volontà di “normare” e rendere codificabile la lingua orviniese a tutto campo. A tale scopo sono presenti le strutture grammaticali delle frasi, i verbi, le regole della grammatica per poter formulare le frasi e coniugare i verbi, che in alcuni casi aprono prospettive molto diverse rispetto all’italiano standard, come nella coniugazione dell’indicativo passato remoto e nel futuro del verbo andare:
ì; isti, ì, jèmmo; jèste, iru; irraio; irrai; irrà; irrau.
Oppure, sempre negli stessi tempi del verbo volere:
vòzze; volisti; vòzze; volemmo; volèste; vozzeru; orraio; orrai; orrà; orrau.

Il dialetto orviniese si esprime anche nei vari soprannomi che le famiglie si sono date nel corso dei secoli, così mio nonno Nicola Ragaglini era soprannominato Lu Negusse, forse per qualche strana assonanza con il “Negus neghesti”, l’imperatore “re dei re” d’Etiopia incoronato nel 1930. Altri soprannomi erano stati dati da un erede a quale ci si riferiva poi per la discendenza (de Merulone, de Barzano) di fatti accaduti (de l’anime sante, etc.). La peculiarità del dialetto venne utilizzata anche nella composizione di poesie, sonetti cantati e rappresentazioni teatrali, che nel corso degli anni si sono rappresentate nelle feste di paese e in occasioni speciali. Tutte volte a raccontare la vita e le abitudini degli abitanti del borgo. Questo lascito è ancora vivo oggi, dove il dialetto viene ancora parlato per le vie del borgo e usato nelle conversazioni tra la gente. Il suo ricordo e la sua permanenza sono un segno vitale dell’energia che la parlata esprime dei caratteri e nelle peculiarità delle persone che vivono a Orvinio. Dove il viverci per tanti non se cagna cò nisciunara città dellu munnu, e dove le persone Orvinio, non lu lasserrau mai solu, come scrisse Natalino Forte in una sua poesia.

Carlo Ragaglini

Un sociale pugno in faccia

art. 108 Legge di bilancio e obbligatorietà partita IVA per non-profit

Le associazioni, in piccoli territori come il nostro, sono realtà di socialità importantissime, sono canali di apertura e di scambio ma pare che il 2020 abbia messo davvero a dura prova la loro resistenza e il 2021 si prospetta non meno complicato. Dopo la Riforma del Terzo Settore, che ha richiesto sforzi organizzativi e di adeguamento, dopo la pandemia che ha bloccato le attività di socialità e cultura, bloccando anche le attività che in alcuni casi permettevano il sostentamento economico della struttura, la battaglia per i ristori da cui le associazioni, non essendo commerciali, erano state in un primo momento tagliate fuori, ora un articolo della Legge di Bilancio 2021 pone la maggior parte delle circa 150.000 realtà associative italiane a rischio di chiudere definitivamente.

Il Terzo Settore, è una vasta realtà comprendente enti con fine solidaristico sociale, senza scopo di lucro, organizzazioni di privati che prestano servizi e scambi di beni in modo volontario, gratuito, e mutuale. Le associazioni che tutti conosciamo, dalle APS, alle Onlus, alle ASD, tutte le no-profit di volontariato, che non guadagnano sul servizio che rendono alla comunità, i cui possibili proventi sono studiati ed interamente girati al solo mantenimento in vita dell’associazione stessa ed agli investimenti per ulteriori attività, saranno catapultati nel mondo del commerciale dall’articolo 108 della Legge di Bilancio 2021.

Il Dipartimento per le Politiche Europee informa che a causa della procedura d’infrazione n°2008/2010 “Non corretto recepimento della direttiva IVA (2006/112/CE, relativamente alle esenzioni previste dall’art.132 Direttiva Comunità Europea del 28/11/2006 n° 112, esenzioni a favore di alcune attività di interesse pubblico)” dalla nuova Legge di Bilancio in poi verrà resa obbligatoria l’apertura della partita IVA per qualunque forma associativa anche se si tratta di volontariato no-profit.

ùL’Europa ci contesta il. DPR 633/1972 in quanto violerebbe gli obblighi comunitari in materia di IVA per quel che riguarda le operazione “escluse ed esenti”. Lo stupore iniziale è stato davvero grande, il Terzo Settore, in blocco, passerebbe così da no-profit, ad uno strano ibrido tendenzialmente no-profit ma commerciale, però non proprio del tutto. Come se non bastassero le norme della Riforma del Terzo Settore molto spesso confuse e contraddittorie. Dopo l’iniziale gelo che ha paralizzato la schiena di migliaia di Presidenti delle associazioni, si è cercato tutti di capire quella che è in gran parte una insensata e catastrofica decisione. Per chi non ha mai avuto a che fare con una partita IVA o non è un addetto del settore, la differenza fra esente ed escluso non la percepisce ma, facendo un ristrettissimo sunto, si può dire che le operazioni esente IVA fanno parte delle operazioni che per ragioni sociali o tecniche sono escluse dal campo di applicazione IVA però, soddisfacendo i tre presupposti IVA, fanno si che si debba lo stesso adempiere a delle formalità quali fatturazione, registrazione, avere un commercialista. Le operazioni escluse IVA, secondo il DPR 633/1972 sono definite “non rilevanti”, ovvero non danno luogo ad obblighi formali e non concorrono a formare volume d’affari. In breve da “esente” devo giustificare sempre la mia esenzione su tutte le operazioni ma per essere esente, ovviamente devo comunque avere una Partita IVA ed emettere fatture “esente IVA” e adempiere ai doveri burocratici; da “escluso” non ce ne è alcun bisogno perché la legge mi rende in partenza già escluso da qualunque obbligo formale, non riconoscendomi un soggetto IVA.

Dunque, dalla nuova Legge di Bilancio in poi, le associazioni verranno riconosciute come soggetti IVA, le operazioni potranno essere esenti solo a patto che non provochino una distorsione nella concorrenza o non danneggino le imprese commerciali. Qui sorgono i primi dubbi e le contraddizioni sulle regole del Terzo Settore si fanno sempre più pesanti. L’art. 4 DPR 633/721, che viaggiava di pari passo all’art. 148 del TUIR, non è stato toccato dalla Riforma del Terzo Settore, con il Registro Unico Nazionale c’è ancora l’art. 85 del Codice del Terzo Settore, norme che specificano che le associazioni non rientrano in un aspetto commerciale. Quindi abbiamo Codice del Terzo Settore, TUIR, che anche dopo la Riforma del Terzo Settore affermano una cosa e un articolo di Legge di Bilancio che ne afferma un’altra. Confusione su confusione. Gioverebbe almeno alle entrate del fisco? Scopriamo che il fisco non incasserebbe un centesimo ma le associazioni invece sosterrebbero delle spese aggiuntive, tenere un registro, dovrebbero ricorrere ad un commercialista e sostenere le sue parcelle, incorrendo anche in possibili contenziosi con l’Agenzia delle Entrate. Chi sarebbe disposto ad aprire una Partita per non guadagnare ma per regalare il proprio tempo al volontariato ed al sociale? Pochissimi e forse nessuno, sicuramente non associazioni operanti in piccoli territori dove, per ironia della sorte, sono di vitale importanza per la socialità, il nostro Orvinio ne è un esempio.

L’assetto organizzativo delle associazioni cambierebbe completamente, passando da un insieme di persone che portano avanti un progetto solidale volontariamente, a seconda del tempo a disposizione e predisposizioni personali, ad uno prettamente aziendale, impegnato il più del tempo a trovare escamotage per far quadrare conti, modelli, burocrazia con la paura di andare a gambe all’aria a danno della serena e positiva reciprocità e socialità per cui le associazioni sono nate. Si capisce bene anche quali problemi interni si solleverebbero. non tutti hanno le competenze giuste e molti, anche armati di buoni propositi, purtroppo mal gestiscono a livello burocratico-organizzativo una associazione, il rischio di confondergli di più le carte e le idee mettendo a rischio tutti i componenti sarebbe altissimo.

Che ragione di esistere avrebbe il Terzo Settore a ben tre anni dall’approvazione del Codice, se si cancella l’idea del mutualismo in favore del commerciale? Dove finirebbe il valore del volontariato? Il mondo delle associazioni non è rimasto zitto, nonostante l’apparente indifferenza dei media e delle reti di informazione, il Forum del Terzo Settore ha incontrato il Vice Ministro all’Economia Antonio Misiani, per discutere un modo che permetta di cancellare una follia simile. Il circuito Arci e il circuito Acli si sono mossi a livello nazionale. C’e da dire, però, che non tutto quello che apparentemente è senza senso in effetti lo è totalmente, le decisioni più incredibilmente folli hanno un fondo di ragione da cui nascono prima di deviarsi e prima di prendercela a morte con l’Europa o con il Governo, per capire, è utile mettere in luce una problematica molto presente in Italia, che ha reso necessarie precedenti manovre restrittive e di controllo sulle associazione e probabilmente ha influito anche su questa decisione: il fenomeno delle aziende e società mascherate da associazioni no-profit. Purtroppo i dati che riguardano il reatino non sono dei migliori. Questa nuova forma di evasione fiscale è una piaga che ha gettato un’ombra di pregiudizio sul mondo associativo, tanto da istituire a livello nazionale il “Progetto Ercole” della Guardia di Finanza, proprio a controllo delle associazioni. Ad alcuni di noi sarà capitato di entrare in un pub, un ristorante, un bar, una discoteca, un locale, una palestra, o altro e dover fare una tessera per associarsi, ci viene rilasciata una tessera con la quale si diventa “soci” ma senza avere alcun vincolo, alcun privilegio da soci, nessuna partecipazione alle assemblee, nessuna conoscenza o presa visione dei rendiconti, la partecipazione è limitata al pagamento della quota annuale, giustificata nel migliore dei casi con il sostegno all’idea progettuale e per poter usufruire dei servizi. E’ così che una impresa può permettersi di guadagnare godendo del regime agevolato delle no-profit e il più delle volte può adottare prezzi più economici, creando concorrenza sleale ai danni dei commercianti. Su un primo campione di 62 società dilettantistiche sportive, controllate dal Progetto Ercole, solo il 5% risultavano in regola e il 92% aveva commesso qualche illecito, il 15% erano evasori totali. Gli enti no-profit “mascherati” rappresenterebbero una fetta di 1,66%, stimato per difetto, dell’intera evasione nazionale. Non male.

C’è un quadro ancora più oscuro che renderebbe in parte giustificabili, manovre di controllo serrato. Il mondo dell’associazionismo, soprattutto Onlus e cooperative, sono i nuovi canali del riciclaggio di denaro sporco, il clan dei Casalesi ne sono un magistrale esempio ma possiamo fare riferimento anche a realtà molto più piccole. Soldi sporchi finiscono sui bilanci della Onlus e rimbalzano sui conti correnti di altri beneficiari o si investono in attività legali dell’associazione, attività di cui la banda di turno ne deterrebbe il controllo. Sponsorizzazioni ad associazioni sportive dilettantistiche che permetterebbero una deducibilità delle spese pubblicitarie fino a €400.000. I passaggi per sfruttare una associazione sono molto semplici: io ti dono i soldi che finiscono nel conto corrente della tua associazione, tu li usi per svolgere un servizio che però gestisce la mia società o una società a me amica o di un familiare o dove lavora un familiare, oppure acquisti un bene che vende la società a me “amica”. Tutto apparentemente legale e tutto molto semplice. E non si salvano nemmeno quei politici che strizzando l’occhio alle “imprese monopolio” di zona finiscono nel mondo sommerso del riciclaggio e dei favoritismi utilizzando proprio i canali associativi o che si servono di associazioni meteora per recuperare fondi per campagne elettorali e poi spariscono subito dopo l’uso. La riflessione che possiamo fare è solo che per i danni commessi da alcuni ci rimettono, come sempre, in molti che purtroppo, sostenendosi in modi leciti e legali, non riusciranno a sostenere i costi di gestione. Sperando in un lieto fine, sia personalmente che come presidente di una associazione di un piccolo territorio, non posso che essere solidale con chi sta lavorando per la cancellazione della normativa proposta, portando avanti la campagna per l’abolizione dell’art. 108 e facendo appello per una campagna solidale che veda le nostre realtà associative unite in un momento davvero difficile.

Simona Borrelli

Dolce del Vescovo e Torta al limone

Dolce del Vescovo

Taglia con un coltello la frutta secca a pezzi grossolani e mettili in una ciotola. Metti l’uvetta in una ciotola con del vino bianco e lasciala riposare per qualcheminuto poi scola e tampona con un cannovaccio.
Taglia la cioccolata a scaglie con un coltello, uniscila all’uvetta e mescola tutto.
Aggiungi lo zucchero, la farina setacciata con il lievito e impasta per bene.
Sistema l’impasto sulal leccarda rivestita dalla carta e inforna nel forno caldo a 180°
Cuoci per 30 minuti, controlla la cottura se è il casi prolunga di 5 minuti.
E buona appetito!

Torta al limone

Dividete gli albumi dai tuorli e dopo montateli a neve.
In un’altra ciotola lavorate i tuorli con lo zucchero e la scorza dei limoni grattugiata ottenendo un composto chiaro e spumoso.
Per rendere il composto morbido sciogliete nel succo dei limoni un cucchiaino di bicarbonato.
Unite al composto dei tuorli e dello zucchero il succo dei limoni e per ultima la farina.
Amalgamate bene il tuto.
Al termine incorporati gli albumi montati a neve. Lavorare tutto con una spatola cercando di non smontare il composto.
Versate l’impasto in una teglia a 180° per circa 45 minuti. Fate sempre la prova dello stecchino prima di sfornare
E buon appetito!

Valorizzazione e recupero

ripristino e messa in sicurezza del vecchio sentiero di accesso a Vallebona

Il 6 aprile 2019 su invito del Consigliere Maurizio Forte supportato dall’Amministrazione Comunale le varie associazioni di Orvinio si sono riunite presso l’aula consigliare del Comune al fine di programmare la partecipazione ad un bando della Regione Lazio per la valorizzazione ed il recupero di un sito turistico culturale. Sulla scia dell’entusiasmo lasciato dall’ottimo risultato ottenuto con il concorso “i luoghi del cuore” e nella convinzione che uniti si possano ottenere buoni risultati, i membri delle varie associazioni hanno illustrato diverse realtà su cui intervenire.

Purtroppo, tenendo conto dei parametri di valutazione presenti nel bando e la cifra a disposizione, alcune proposte (anche urgenti) sono state momentaneamente accantonate, nella speranza comunque di riuscire a realizzarle negli anni a seguire. Tra le varie ipotesi presentate possiamo ricordare la sistemazione del tetto della chiesa parrocchiale e del pavimento interno, la riqualificazione del monumento ai caduti ed il cimitero monumentale, la realizzazione di un museo itinerante, di un polo sanitario e di una ludoteca, o dei bagni pubblici…Alla fine, in seguito a votazione è stata scelta la proposta di ripristinare e mettere in sicurezza il vecchio sentiero di accesso a Vallebona, dove fino a qualche anno fa realizzavamo la bellissima fiaccolata di maggio.

Da lì è iniziato l’iter burocratico con la presentazione della domanda di partecipazione, la valutazione dell’idea e lo stanziamento dei fondi (Tengo a precisare che il progetto, così come presentato dal Comune, ha ottenuto un ottimo punteggio, ricevendo l’importo massimo stanziabile per ogni singolo intervento), la stesura e la presentazione del progetto definitivo, la richiesta e l’ottenimento del nulla osta del Parco, il tutto rallentato ulteriormente dall’emergenza covid. Ormai siamo in dirittura d’arrivo e all’inizio del prossimo anno contiamo di iniziare i lavori e magari poterla utilizzare da maggio in concomitanza con le celebrazioni religiose. Premetto che i lavori concordati sono vincolati dalle prescrizioni del parco e riguardano piccoli interventi mirati alla manutenzione ed al mantenimento della tipicità del luogo a noi Orviniesi così caro, ed allo stesso tempo di renderlo sicuro e confortevole anche per una bella passeggiata con i propri cari.

Mi auguro che tutti cercheremo di preservare tale intervento dall’incuria del tempo e da un utilizzo incivile.

Domenico Alivernini

Il cimitero

Il nuovo edificio si affaccia sulla vallata della Madonna del Piano

Trattare con enfasi la realizzazione di un cimitero in questo particolare momento di pandemia certamente non risulta un argomento di particolare interesse.
E’ un po’ strano ma lo sforzo maggiore è quello di credere che anche il cimitero è un servizio, come tanti, sociale, sanitario, a fondo cristiano o pagano, poco cambia, che l’istituzione comunale si impegna ad offrire al cittadino e alla comunità. Il cimitero di Orvinio vanta una storia importante, lo si intuisce dall’imponente portale che sovrasta l’ingresso principale storico che primeggia sulla Via Licinese; l’area cimiteriale individuata e urbanisticamente riconosciuta come tale dai vari strumenti di pianificazione che hanno regolamentato la gestione del territorio, si è prestata egregiamente a supporto della città fino a quando è risultata non più sufficiente per le sepolture ed il servizio in genere che un Cimitero deve offrire ai cittadini.
Va tenuta in debita considerazione il fatto che lo splendore del territorio circostante ed i tanti paesani che nel passato sono emigrati verso aree che maggiormente offrivano possibilità di sviluppo e di crescita portano oggi le stesse persone a tornare alle origini, con la sepoltura nel paese nativo cui legare porzioni di vita vissuta nei territorio amati.

A questa prima necessaria espansione dell’area cimiteriale, l’Amministrazione ha dato risposta con un primo ampliamento che ha visto redigere la variante urbanistica del piano regolatore generale del 1999 – DPGR 845/1999 cui ha fatto seguito la delimitazione della nuova area individuata con la esecuzione di un muro di delimitazione perimetrale della nuova area individuata e la esecuzione di un primo edificio con nuovi loculi nella parte alta dell’area dell’ampliamento.Successivamente, nel 2014, è iniziata la progettazione della nuova area da destinare ad ulteriore ampliamento, tale area è stata suddivisa in 3 lotti, i primi due hanno visto la realizzazione nel 2015 di 6 cappelle private, la esecuzione della scala di collegamento fra la parte bassa e alta del cimitero nonché la sistemazione dell’area esterna e della strada di accesso alla nuova area di ampliamento; nel terzo lotto, in fase conclusiva progettuale, è prevista oltre al completamento e alla finitura dell’area esterna e del muro di sostegno fra la parte alta e bassa del cimitero, la esecuzione di un nuovo fabbricato cui asservire ben 84 nuovi loculi e 73 spazi per ossario. Questo nuovo edificio, che si affaccia verso la splendida vallata verde della Madonna del Piano, avrà una impostazione architettonica in linea con le cappelle appena eseguite, tetti a falda per gestire con facilità eventi nevosi dell’area, finiture in elegante travertino e un portico con colonne circolari antistante il fabbricato a protezione dei loculi.

L’area in esame presenta molti vincoli e di varia natura, da quello idrologico a quello paesistico ambientale, a quelli del Genio Civile, in quanto l’area ricade in una zona sismica importante, fino ai dettami della ASL ai fini sanitari. Ad oggi l’intervento progettuale ha visto superare ed ottenere tutti i vincoli suddetti ed è in fase conclusiva quello per ottenimento del nulla osta paesaggistico. Nel 2021 sarà quindi affidata la esecuzione di quest’ultima tranche dell’ampliamento del cimitero comunale e quindi la restituzione ai cittadini della nuova area cimiteriale.

Arch. Marco Verre

La Vendemmia

Quando avevamo tutto

C’era un tempo in cui l’unica occupazione della nostra gente era solo l’agricoltura e la pastorizia. La gente di Orvinio completava il ciclo del sostentamento, allevando animali da cortile, scambiando patate e producendo viveri in casa. Una sintesi perfetta di come la vita semplice di un tempo univa famiglie e garantiva una vita dignitosa. Dai ricordi di mia nonna materna non posso che citare il tempo del sanguinaccio e la dipartita del maiale, in genere in occasione delle feste religiose comandate; andando più in là con gli anni, non posso che ricordare quando i miei genitori e i loro più cari amici si riunivano per fare passate di pomodoro e cibarie varie. Un lavoro minuzioso, che all’epoca, appena adolescente, vedevo svolgere con attenzione e soprattutto con il sorriso, rincorrendo anni di tradizione e ricalcando quello che i padri avevano già insegnato ed eseguito con i propri figli. Eventi conviviali, oggi quasi impensabili da riproporre, espressione di una cultura contadina e di una vita ricca di vitalità e coraggio.

Orvinio, come ogni luogo rurale, regalava stagioni scandite da attività agropastorali connesse al ciclo naturale molto intense, se poi ci si metteva la divina provvidenza di pirandelliana memoria, a rovinare un raccolto o ad alimentare una grandine improvvisa, tutto diveniva più complicato, incidendo sul bilancio familiare, ma senza far venir meno il sorriso e l’unione. Oggi al di là di minuti orti famigliari, restano in pochi a svolgere le attività agricole e questo momento di condivisione risulta molto rareffatto. Con lo spettro del distanziamento sociale, nuovamente alle porte, condivido con voi una recente esperienza svolta con gli amici di sempre, quando nelle vigne sul versante destro della salaria, verso Scandriglia, abbiamo vendemmiato insieme alle nostre famiglie. Muniti di mascherine e guanti, abbiamo trascorso una giornata nelle vigne alla raccolta dei grappoli d’uva di vario colore e pregio, con il sorriso e la voglia di riscoprire luce ed odori della natura, mentre i bambini osservavano curiosi.

Adesso che tra un dpcm e l’altro, siamo nuovamente costretti a stare lontani, ci pensa un pò di tecnologia 2.0, ovvero il caro Domenico Attilia dotato di telefonino a raccontarci – tramite video – il successivo processo di vinificazione e tutti gli step seguenti per arrivare a degustare il nettare rosso, frutto del nostro lavoro. C’era un tempo in cui avevamo tutto, senza avere nulla di tipico della società consumistica, c’era il lavoro manuale e la forza di stare insieme, forse questo tempo ancora è presente anche con tutte le difficoltà contingenti: una speranza, un vento di luce che a mio modesto parere doveva essere raccontato e rinnovato, che ci ricorda che gli orviniesi sono persone di cuore che non hanno bisogno di niente, perchè hanno già tutto e non dimenticano le tradizioni paesane ed il modo di viverle.

Fausto Bozza